Scritto da 10:23 Politica Interna

Calenda: “È morto definitivamente, non ci sarà nessuna riunione”. Le versioni dei 2 protagonisti

Calenda: “Il progetto è definitivamente morto”. Si chiude così il tentativo di formare il partito unico.

Terzo Polo: prima l’annuncio, a sorpresa, sul nuovo ruolo di Renzi come direttore del Riformista, poi le dichiarazioni di Richetti (AZ) su un possibile conflitto d’interessi e infine l’apertura definitiva del vaso di Pandora, che ha rivelato tutto il nervosismo di Calenda per i ritardi imputati a Italia Viva e che, conseguentemente, ha scatenato un ping pong di commenti piccati, da entrambe le parti. 

“Il partito unico è definitivamente morto”

Al netto di sorprendenti colpi scena (da non escludere, dato l’estro dei due protagonisti), il tentativo di rendere il Terzo Polo un partito unico è definitivamente naufragato. A chiudere definitivamente la questione ci ha pensato Calenda: “La riunione non si fa, non c’è il clima giusto. Io e Renzi non abbiamo parlato in Aula, non c’è stato modo. In ogni caso il progetto del partito unico è definitivamente morto”. La replica di Italia Viva: “Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione” .

Carlo Calenda
Carlo Calenda (ANSA)

Renzi direttore del riformista

Un malessere è esploso negli ultimi quattro giorni: la notizia improvvisa di Renzi come nuovo direttore del “Riformista” (Giornale dell’imprenditore Alfredo Romeo, ora diretto da Piero Sansonetti). Dopo gli auguri per il nuovo ruolo arrivano, nella giornata di martedì, le parole di Richetti che confermano le perplessità per una scelta che rischia di provocare un conflitto d’interessi per il fondatore di Italia Viva. Lo stesso Calenda rivela di aver appreso della cosa solo 15 minuti prima della conferenza stampa e di non aver apprezzato una mossa così azzardata.

Renzi però rispedisce al mittente la questione e in Italia Viva si commenta la questione come un pretesto e un alibi per celare la reale volontà di Calenda di chiudere al progetto del partito unico.

Matteo Renzi e Piero Sansonetti. (ANSA)
Matteo Renzi e Piero Sansonetti. (ANSA)

I punti di distanza

Ma le questioni cruciali sono altre. Azione e Italia Viva non avrebbero trovato l’intesa sulla tabella di marcia da rispettare per arrivare al congresso e poi al partito unico. Calenda ha pubblicato sui social anche il documento recapitato a Italia Viva, dove si elencavano i requisiti e le tappe necessarie per arrivare alla costituzione del partito comune. A questa proposta però Italia Viva risponde con una contrapposta, ritenuta inaccettabile da Azione che lamenta un accentramento e un eccessivo  protagonismo di Renzi, accusato di aver riaccentrato nelle sue mani troppo potere e di aver rivendicato uno spazio inoportuno per il suo gruppo.

Calenda lamenta in primis, la scelta di aver revocato dal tavolo federale Rosato e di non aver mai partecipato alle riunioni di quel tavolo. Ma le questioni principali riguardano lo scioglimento dei due partiti e i fondi da destinare al progetto.

Ettore Rosato (ANSA)
Ettore Rosato (ANSA)

Chi paga?

Calenda e Renzi sembrano avere in mente due strade diverse per arrivare al partito unico, con il primo che chiede un tavolo comune per elaborare le regole, il manifesto del nuovo partito, le regole congressuali e lo scioglimento dei due partiti con le due parti chiamate a versare il 70% delle risorse ottenute dal 2×1000.

Un percorso quindi che impegnerebbe le risorse comuni fin da subito, anche per fronteggiare la campagna elettorale per le europeee. Su questo punto Italia Viva chiede, invece, una maggiore cautela, con la richiesta di sciogliere i due partiti solo a congresso concluso e con il segretario eletto, attraverso una partecipazione al “fondo comune” solo nella misura del 50% delle risorse ottenute dal 2×1000 e con un conferimento progressivo (seguendo il modello attuale che vede un impegno economico comune, ma progressivo e di volta in volta con le varie spese). 

Il conflitto d’interessi

Una delle clausole all’interno della proposta inviata da Azione cita infatti l’articolo 2 del Codice di condotta europeo per i Parlamentari: nell’ordinamento Italiano mancano infatti obblighi di condotta espliciti per i parlamentari e Italia Viva ad oggi non ha un riferimento esplicito in materia. L’obiettivo di questa richiesta sarebbe quindi quello di inserire un parametro che regoli le attività degli esponenti del nuovo partito, con un riferimento normativo che però escluderebbe Renzi da quel direttivo (a causa dei suoi impegni extraparlamentari). Sul punto non si trovano però correttivi nella proposta riformulata da Italia Viva, che contesta la vaghezza dei riferimenti all’etica e alla reputazione come parametri per valutare l’ammissibilità di un soggetto al futuro direttivo.

Sul conflitto d’intessi si è poi consumato lo scontro più acceso con Richetti che ricordava i tempi in cui, Renzi attaccava Berlusconi sul tema: “Io e Matteo Renzi siamo cresciuti battagliando sul conflitto di interessi di Berlusconi. Nel nuovo partito, il conflitto di interessi sarà un punto su cui non si transige, ma non solo su Renzi”.

La Leopolda s’ha da fare

La questione economica è quindi lo snodo principale della questione con Renzi che chiede un percorso graduale che veda risorse messe in comune con maggiore cautela. Un Renzi che non vuole rinunciare ai fondi per eventi come la Leopolda (ennesimo terreno di contestazione sul quale si sono affrontati i due) e non vuole sopratutto rischiare di sciogliere il suo gruppo prima di vedere eletto un segretario e di concludere i lavori congressuali.

Tutto questo viene letto come un eccessivo tatticismo dell’ex segretario PD, che non vorrebbe seriamente impegnarsi nel progetto e che anteporrebbe interessi personali a quelli del nuovo partito. Tutto questo viene, ovviamente, smentito da Italia Viva che dalla sua lamenta un eccessivo autoritarismo di Calenda e dei suoi. 

Le proposte presentate sui social dai due partiti: https://www.instagram.com/p/Cq97hJYt0bO/?utm_source=ig_web_copy_link

https://www.instagram.com/p/Cq6OJjwNmkq/?utm_source=ig_web_copy_link

Leopolda
Leopolda

Un finale non così inaspettato

Un finale turbolento quindi, che però non sorprende i più attenti che avevano già avuto modo di notare le difficoltà dei due gruppi. Le voci sul futuro sembrano ora unanime sulla fine dell’ esperienza e bisognerà decifrare il futuro dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato dal momento che nessuno tra, Azione e Italia Viva, ha i numeri per costituire due nuovi gruppi. https://www.politicare.eu/2023/03/06/terzo-polo-se-son-rose-si-uniranno/

Ultima Modifica: 14 Aprile 2023

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