Il recente abbattimento dello sky balloon in Montana ha riacceso i riflettori sull’operato dell’intelligence cinese al di fuori dei propri confini nazionali. Tale orientamento (verso l’esterno), risulta essere una caratteristica estremamente moderna per Pechino, che ha sempre utilizzato lo spionaggio come mezzo di mantenimento della stabilità interna.
Gli agenti segreti nella Cina preunitaria
Risulta estremamente complesso indicare una data precisa relativa alla nascita del fenomeno dello spionaggio nel Paese del Celeste Impero. Agenti segreti e spie venivano già adoperati sul campo di battaglia nella Cina preunitaria. La prima testimonianza di tale prassi ci è fornita dall’Arte della Guerra, un trattato di strategia militare attribuito al generale e filosofo cinese Sun Tzu. L’opera risale al VI-V secolo a.C. ed è divenuta una pietra miliare in ambito marziale. L’autore tratta la tematica bellica in maniera anacronistica, introducendo aspetti come il peso economico e morale della guerra.
L’ultimo dei tredici capitoli che compongono il saggio si focalizza sullo spionaggio, strumento giudicato fondamentale per la buona riuscita della missione militare. L’autore scrive: “Non procurarsi informazioni sul nemico, e combattere per anni, per evitare di compensare agenti segreti abili è dunque un’azione che va contro il popolo, è indegna di un generale, di un retto consigliere del sovrano, di una persona che possa raggiungere la vittoria”.
Sun Tzu definisce 5 tipologie di agenti segreti: l’agente locale, l’agente infiltrato, l’agente doppio, l’agente sacrificato e l’agente sopravvissuto. Il primo viene ingaggiato in territorio ostile, così come il secondo ed il terzo che rispettivamente sono funzionari e spie del nemico. L’agente sacrificato si occupa di diffondere falsità tra le fila degli informatori rivali ed infine il sopravvissuto è una persona fidata del nemico, la quale, venuta conoscenza di indicazioni vitali per gli equilibri in gioco, si reca immediatamente a riferirle.
Un’intelligence secolare
A livello strutturale, l’intelligence di Pechino ha subito notevoli sviluppi nel corso del secondo conflitto mondiale, periodo al quale risale la fondazione del SAD (Social Affairs Department), il primo ufficio nazionale dedito ad operazioni di spionaggio. Verso la metà del secolo, il dicastero confluisce nel Dipartimento dell’Intelligence Militare e nel Ministero per la Pubblica Sicurezza mentre le sue funzioni internazionali saranno assorbite dal CID (Central Investigation Department). Nel 1983 viene infine istituito il Ministero per la Sicurezza dello Stato che assume sotto la sua egida tutte le attività di spionaggio e controspionaggio.
Al giorno d’oggi, le due strutture che si occupano dei servizi d’intelligence sono il Ministero per la Pubblica Sicurezza (Gonggong Anquan Bu), in ambito strettamente nazionale, ed il Ministero per la Sicurezza dello Stato (Guojia Anquan Bu), per le operazioni estere; ad esse si aggiunge il MID (Military Intelligence Department), con funzioni prettamente stretegico-militari.
La predilezione per lo spionaggio industriale
La Repubblica Popolare ha sempre prediletto azioni volte all’acquisizione di informazioni sensibili a livello industriale rispetto allo spionaggio in ambito bellico. L’interesse cinese è quello di individuare le eccellenze all’estero e cercare di importare in patria le “formule magiche” adottate dalle aziende per la buona riuscita dei beni prodotti. A tal fine, sono stati avviati progetti come il Made in China 2025 ed il Thousand Talent Plan.
L’obiettivo principale dell’intelligence sono gli Stati Uniti, nel mirino di Pechino da circa mezzo secolo. L’attuale direttore dell’FBI, Christopher Wray, ha rimarcato, in occasione di un’incontro con i servizi segreti britannici, come lo spionaggio industriale sia diventata una vera e propria piaga per l’economia a stelle e strisce, riportando dati allarmanti sul numero esorbitante dei casi federali aperti nei confronti del Dragone.
Un’UFO nei cieli del Montana
L’anonima cittadina di Billings, nel sud del Montana, è stata recentemente sommersa dall’interesse giornalistico dovuto alla presenza di un presunto pallone spia cinese nei propri cieli. Si tratterebbe di un corpo da un diametro di circa di circa 40 metri, forma sferica e colore latteo. La zona rappresenta un punto critico per le autorità statunitensi, in quanto interessata dalla base missilistica di Malmstrom. Per tale motivo, le massime cariche federali si sono subito allertate e messe all’opera, al fine di sbrigliare la spinosa faccenda. A seguito di numerosi tentennamenti da parte della dirigenza Biden, atteggiamento che ha attirato le critiche della controparte repubblicana, si è optato per l’abbattimento dell’UFO.
I timori statunitensi riguardo un’eventuale operazione di spionaggio sono avvalorati dall’area d’intervento del “dirigibile”, estremamente sensibile a livello strategico-militari. Secondo la Casa Bianca, Pechino sarebbe coinvolta in una missione segreta finalizzata all’acquisizione di dati riguardo l’arsenale bellico di Washington e le sue avanguardie tecnologiche.
La risposta del Dragone, sebbene tardiva, appare laconica. La Cina ammette la proprietà del pallone ma non condivide la visone occidentale per quanto concerne il suo utilizzo. Si tratta infatti di un semplice dispositivo adottato per scopi prettamente meteorologici, trascinato, a causa dei forti venti oceanici, fuori rotta.
I terreni cinesi nel Dakota
Quest’estate, un’evento analogo ha sconvolto la comunità di Grand Forks, nell’estremo nord del Paese. L’evento scatenante la diatriba sino-americana è stato l’acquisto da parte del Fufeng Group, azienda con sede legale nella provincia dello Shandong, di un terreno agricolo di circa 300 acri; operazione dal valore di 2,6 milioni di dollari. Sebbene la multinazionale cinese abbia chiarito i propri intenti puramente commerciali, la vicinanza con la Grand Forks Air Force Base intimorisce la popolazione locale, così come gli alti ranghi dello stato maggiore. Secondo alcune indiscrezioni, la base ospiterebbe il nuovo centro di networking spaziale per la gestione delle comunicazione militari nel mondo, oltre ad avanzate tecnologie belliche.
La Cina, anche in questo caso, si è discolpata dalle imputazioni conferitegli, asserendo che l’azienda non possiede alcun legame con il governo centrale. Ha inoltre lanciato una contraccusa nei confronti degli yankees, con un’aperta denuncia alle discriminazioni perpetrare nei riguardi della popolazione cinese in loco. “La Cina si oppone sempre alla generalizzazione statunitense del concetto di sicurezza nazionale e all’abuso del potere statale. Ci auguriamo che gli Stati Uniti agiscano in conformità con la legge e forniscano un ambiente equo, giusto e non discriminatorio per le società straniere, comprese le società cinesi, per investire e operare negli Stati Uniti”, ha dichiarato Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese presso Washington D.C.
L’ampliamento del raggio d’azione
Nei mirini dell’intelligence cinese non vi sono unicamente gli States, numerosi sono infatti i casi nei quali Pechino è riuscita ad introdursi tacitamente negli affari interni di paesi esteri. Tra essi possiamo citarne alcuni di grande interesse: le licenze operative concesse alla China Unicom in Messico e l’edificazione di palazzi governativi nel continente africano e la costruzione di una stazione satellitare in Antartide. Anche il bel paese non esula da tale prassi, la potenza mondiale sta infatti istituendo stazioni di polizia lungo tutta al penisola, con fini assai sospetti.
La nobile arte dello spionaggio
Lo spionaggio è una disciplina fondamentale per portare a compimento i propri obiettivi militari, così come per garantirsi un vantaggio a livello economico. Xi sembra aver preso seriamente i consigli del caro e vecchio Sun Tzu: “Conosci il tuo nemico e conosci te stesso, vincerai cento volte senza rischi”.
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Ultima Modifica: 1 Marzo 2023