Lo scorso 21 dicembre, si è tenuto un incontro “a sorpresa”, che ha riportato in auge il tema dell’attuale conflitto in Ucraina. Si tratta di un colloquio, tenutosi presso la Diaoyutai State Guesthouse di Pechino, che ritrae il ricongiungimento fisico, dopo il biennio pandemico, tra Xi Jinping e Dmitrij Medvedev. Sia il Presidente della Repubblica Popolare Cinese che il Vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa ricoprono un ruolo fondamentale nella collaborazione tra le due potenze: sono i leader dei rispettivi partiti di governo (Partito Comunista Cinese e Russia Unita). La visita del braccio destro di Putin si è verificata su invito del PCC e secondo alcuni analisti si tratta di una risposta all’incontro, avvenuto a Washington, tra il Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ed il corrispettivo ucraino Volodymyr Zelens’kyj.
Di cosa si è parlato?
Le tematiche affrontate nel corso della discussione vertono soprattuto sulla cooperazione tra i due Paesi. Oltre a ribadire ripetutamente la compattezza di vedute in ambito geopolitico, le due leadership, hanno discusso riguardo numerosi progetti che vedono nella collaborazione tra Mosca e Pechino un elemento fondamentale per la loro riuscita. Essenziale per il mantenimento di tale rapporto sono i legami in essere tar i due partiti al potere, i quali sono entrati nel loro “terzo decennio”. Oltre alla celeberrima “Nuova via della seta” (Belt and Road initiative), risultato della collaborazione tra i due vertici sono i numerosi accordi in materia di approvvigionamento energetico, siglati negli ultimi anni. Il più recente risale al febbraio scorso con la firma di un accordo nel quale la Russia si impegna a portare a termine i lavori per la costruzione del Power of Siberia 2, il secondo gasdotto che collega la regione settentrionale al celeste impero.
I due hanno inoltre discusso per quanto concerne il coordinamento strategico nei maggiori tavoli internazionali (ONU, SCO, BRICS e G20).
Medvedev ha infine consegnato una lettera, redatta da Vladimir Putin, a Xi; secondo alcune indiscrezioni essa riporterebbe una richiesta di equipaggiamento militare, una domanda di finanziamento o l’autorizzazione per il coinvolgimento della Corea del Nord nel conflitto.
Come si posiziona la Cina nel conflitto russo-ucraino?
Xi Jinping si è espresso in merito alla questione ucraina auspicandone una risoluzione pacifica attuabile attraverso i mezzi diplomatici. Il leader del gigante asiatico ha affermato, rivolgendosi alle parti interessante nella disputa: “esercitino moderazione, conducano un dialogo complessivo e risolvano le preoccupazioni comuni nel campo della sicurezza attraverso mezzi politici”.
La Cina ha sempre avuto una posizione ambigua sulla guerra russo-ucraina, non schierandosi mai esplicitamente dalla parte dell’aggressore ma indicando come causa scatenante del conflitto la tracotante espansione dell’alleanza atlantica. In ambito economico c’è un dislivello abissale che vede Pechino come il membro forte del partenariato, presentando un PIL pari a dieci volte quello russo, mentre a livello commerciale Mosca non risulta neanche tra i primi 10 partner. Ciò ci fa comprendere come, sebbene da un lato essa appoggi le mosse di Putin in ottica di un possibile sovvertimento dell’ordine geopolitico, dall’altro non può permettersi di perdere influenza economica e commerciale a causa di una guerra che non condivide e che mai avrebbe voluto innescare.
Nonostante vi siano stati ritrovamenti di armi cinesi sul terreno di battaglia, esse con tutta probabilità sono armi nord-coreane di fabbricazione cinese: Pechino si è limitata a dare un supporto logistico (camion, trattori ecc.) e nessun tipo di equipaggiamento offensivo.
Sebbene Mosca presenti già uno stretto alleato ad occidente, la Bielorussia di Lukashenko, essa è in cerca di un alleato meno marginale in grado di fornire un reale e tangibile supporto, figura che si confa alla perfezione con il Dragone.
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Ultima Modifica: 25 Gennaio 2023