Scritto da 17:42 Politica Interna

Metropol: archiviato il caso sui 65 milioni alla Lega

Si chiude, con l’archiviazione, il caso Metropol.

Come spesso succede nella storia della politica italiana, gli hotel diventano l’ambientazione di trame tese a sconvolgere le sorti di leader e partiti. Dall’Hotel Raphael di Craxi, passando per l’ormai celebre Hotel Champagne fino ad arrivare al Metropol hotel, situato nella capitale russa, ora al centro dell’ennesima vicenda di presunta corruzione conclusasi con un archiviazione.  

Il caso

Il GIP di Milano, Stefania Donadeo, ha, infatti, accolto la richiesta di archiviazione avanzata dall’aggiunto Fabio De Pasquale e dai pm Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena, mettendo la parola fine alla vicenda processuale che vedeva coinvolti il presidente dell’associazione LombardiaRussia Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda, l’ex bancario Francesco Vannucci. L’evento, finito sotto la lente d’ingrandimento della procura, riguardava l’incontro avvenuto il 18 Ottobre 2018, nel hotel russo Metropol, tra i soggetti sopra citati e alcuni intermediari russi, rappresentanti della compagnia petrolifera Rosneft Oil Company.

La finalità di questo incontro, secondo le accuse, era quella di concludere la compravendita di una partita di petrolio da parte della società di Savoini, a prezzo scontato, per poi rivederla a una partecipata di ENI S.p.A.  La “stecca” ottenuta da questa operazione, pari a 65 milioni, sarebbe dovuta poi essere impiegata per la campagna elettorale della Lega per le Europee del 2018.

Claudio D'Amico con Matteo Salvini e Paolo Savoini al Metropoli (Ansa).
Claudio D’Amico con Matteo Salvini e Paolo Savoini (ANSA)

Il ruolo di Salvini

Salvini sapeva?

È “verosimile”, scrisse la Procura, che “fosse a conoscenza delle trattative portate avanti per assicurare quegli importanti flussi finanziari”. Anche se “non sono mai emersi elementi concreti sul fatto che il segretario della Lega abbia personalmente partecipato o fornito un contributo”. Salvini infatti non è mai stato coinvolto nelle indagini e oggi si dice soddisfatto per la chiusura della vicenda giudiziaria, invocando giustizia contro chi aveva accusato la Lega di aver intascato rubli russi.

“Archiviata l’inchiesta sui presunti fondi russi del caso Metropol. Adesso aspettiamo le scuse di tanti, e prepariamo le querele per molti” Così, su Twitter, scriveva il leader Leghista. https://twitter.com/matteosalvinimi/status/1651543802794917891?s=61&t=L9g7KzGPAR3kRPsSU9zzZA

Caso Metropol: Matteo Salvini, con il presidente russo Vladimir Putin (ANSA)
Matteo Salvini, con il presidente russo Vladimir Putin (ANSA)

Un’inchiesta complicata

I detrattori della Lega però non si arrendono difronte l’archiviazione e si appellano alle stesse motivazioni contenute nel decreto. La procura, infatti, precisa che sia stato impossibile configurare il reato di corruzione internazionale, non essendo mai stato possibile identificare le controparti russe coinvolte nell’affare e presenti all’incontro al Metropol. L’unico dato che le varie indagini hanno permesso di far emergere, sulla controparte russa, è la vicinanza, nelle trattative, della figura dell’ideologo ultra nazionalista Alexander Dugin. Quest’ultimo che avrebbe fatto da intermediario diretto tra le società russe e i soggetti coinvolti. Tuttavia, è stata esclusa la presenza di Dugin al Metropol.

Caso Metropol: Alexander Dugin (ANSA)
Alexander Dugin (ANSA)

L’obiettivo era il finanziamento

Altro dato che ha portato all’archiviazione è che effettivamente, la trattativa incriminata, non avrebbe mai trovato conclusione e la transazione di 65 milioni alla Lega non è, infatti, mai stata registrata. Il Gip: «L’obiettivo era finanziamento ma non è stato raggiunto». E pensare di costruire l’accusa su un’ intenzione delittuosa avrebbe significato andare incontro ad assoluzione certa. La società petrolifera russa non è però estranea agli investigatori italiani, con la guardia di finanza che già nel 2012 investigava finanziamenti e operazioni finanziare sospette.

Savoini e i suoi rapporti con la Russia

Gli investigatori avevano esaminato altre operazioni della società di Savoini con referenti Russi che si credeva avessero procurato ingenti guadagni, in parte poi destinati alla Lega. Le attività si sarebbero dovute compiere attraverso la società Orion, registrata in Russia. Nel board risultava, assieme a Savoini, anche Claudio D’Amico, consigliere di politica estera dello stesso Salvini. 

Caso Metropol: Claudio D'Amico assieme a Gianluca Savoini, a Mosca, nel giorno delle elezioni presidenziali, il 18 marzo 2018 (profilo Facebook di D'Amico).
Claudio D’Amico assieme a Gianluca Savoini, a Mosca, nel giorno delle elezioni presidenziali in Russia, il 18 marzo 2018 (profilo Facebook di D’Amico).

Le ombre russe sulle democrazie occidentali

Si chiude così l’ennesimo caso che getta ombre sulle infiltrazioni russe nelle politiche occidentali: casi opachi che spaventano le nostre democrazie che, per funzionare richiedono un costo molto alto per i partiti. Dal Metropol ai bot russi che animavano le discussioni sulla Brexit (con argomenti a favore) passando per le accuse (mai verificate) di aver influito sulla vittoria di Trump. Una propaganda che oggi il mondo riscopre a causa del conflitto ucraino. https://www.politicare.eu/2023/03/02/discorso-di-putin-alla-nazione-russa/

Ultima Modifica: 3 Maggio 2023

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