Scritto da 15:52 Politica Estera

Indignazione internazionale dopo la visita di Ben Gvir ad Al-Aqsa

Ben Gvir in visa ad Al-aqsa
Ben Gvir in visita ad Al-Aqsa

Il 3 gennaio, il ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir si è recato in visita alla moschea Al-Aqsa, suscitando l’indignazione internazionale, oltre che la rabbia del popolo palestinese.

La moschea Al-Aqsa insieme alla Cupola della Roccia (anche detta moschea di Omar) e ad altri edifici costituisce la Spianata delle Moschee (Haram Al-Sharif). Per i musulmani rappresenta il terzo sito più importante dopo La Mecca e Medina, perchè vi avrebbe avuto luogo la famosa ascensione di Maometto. Anche gli ebrei, tuttavia, ritengono lo stesso luogo, che chiamano Monte del Tempio, sacro. E’ infatti il luogo in cui Re Salomone decise di edificare il Primo Tempio.

Secondo i termini di un accordo che risale al dominio ottomano sulla Palestina, e che è stato rispettato anche dopo la conquista israeliana della città nel 1967, soltanto i musulmani sarebbero ammessi a pregare nell’area della moschea. Gli altri visitatori, ebrei compresi, possono accedervi ma non pregare.

Le proteste dei governi

Gli Emirati Arabi Uniti sono stati tra i primi a condannare l’atto, che potrebbe portare ad un cambiamento dello status-quo sui luoghi sacri di Gerusalemme, definendolo “un assalto al cortile della moschea Al-Aqsa da parte di un ministro israeliano”

Anche l’Arabia Saudita ha duramente criticato le “pratiche provocatorie” di Ben Gvir. La Giordania, invece, ha convocato l’ambasciatore israeliano per “trasmettere un messaggio di protesta contro l’incoscienza del ministro della sicurezza nazionale israeliano nell’assaltare la sacra moschea Al Aqsa”.

Non è la prima volta infatti che il ministro della sicurezza interna di Israele si reca nel sito sacro da quando è diventato parlamentare nel 2021. Ma la posizione ministeriale che ora occupa conferisce tutto un altro significato alla sua visita. Gli Stati Uniti, il principale alleato israeliano, tramite il proprio ambasciatore a Gerusalemme ha fatto sapere che il governo si oppone a qualsiasi passo che possa minacciare lo status-quo dei luoghi sacri

Parole di protesta piovono anche da altri stati arabi e da due organizzazioni internazionali regionali come l’Organizzazione della cooperazione islamica e la Lega araba.

Il primo ministro palestinese Muhammad Shtayyeh ha affermato che bisogna ostacolare le incursioni che mirano a fare della moschea Al-Aqsa un tempio ebraico. L’esponente di Al-Fatah ha continuato dicendo che la visita del ministro Ben Gvir è “una violazione delle leggi, dei valori, degli accordi e delle norme internazionali, e degli impegni israeliani nei confronti del presidente americano”

Durissime le parole di Hamas, il braccio palestinese che controlla la Striscia di Gaza, secondo il quale l’ascesa alla Spianata: “indica che il governo dei coloni fascisti ha avviato il suo piano per attaccare il nostro popolo e la moschea di Al-Aqsa e ha dichiarato guerra ad essa”

Altrettanto duro il Tweet di risposta del ministro israeliano

Il governo israeliano di cui faccio parte non si arrenderà a una vile organizzazione omicida. Il Monte del Tempio è aperto a tutti […] bisogna fargli capire che i tempi sono cambiati. C’è un governo a Gerusalemme!

In un tweet successivo ha voluto precisare che il governo israeliano è di piena destra

Il governo più a destra di sempre

Il 29 Dicembre 2022 in Israele è nato il sesto governo Netanyahu. Il governo più a destra che lo Stato ebraico abbia mai avuto. Benjamin Netanyah leader del Likud, il partito di maggioranza con soli 31 seggi su 120, è uscito vincitore alle elezioni del 1 novembre 2022.

Alla guida della coalizione che raggruppa partiti di destra e dell’estrema destra sionista e religiosa, è riuscito ad ottenere 64 seggi sui 120 della Knesset. Netanyahu è il leader più longevo nella storia israeliana: il suo primo governo risale addirittura al 1996 sotto la presidenza Weizman.

I principali ministri del Governo Netanyahu VI

Re Bibi” sale nuovamente al potere in un periodo difficile per la politica israeliana. Quelle di novembre, infatti, sono state le quinte elezioni generali in meno di quattro anni.

La politica israeliana, come quella italiana, è notoriamente instabile, tuttavia negli ultimi anni questa instabilità sembra essere aumentata. Secondo l’ISPI, dal 2019 la durata media dei governi è scesa a meno di un anno. La coalizione del sesto governo Netanyahu è composta da 6 partiti di cui 4, escludendo il partito del premier, vista la maggioranza risicata alla Knesset potrebbero tenere in scacco l’azione di governo.

La visita del ministro per la sicurezza nazionale e leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit Ben Gvir ad Al-Aqsa ha messo Netanyahu in una posizione alquanto complicata. Ricordiamo, infatti, che le visite degli esponenti del governo israeliano alla Spianata delle Moschee precedono generalmente periodi di grande tumulti. La passeggiata di Ariel Sharon nel 2000 fu la scintilla che foce esplodere la Seconda Intifada, la rivolta palestinese che durerà 5 lunghi anni.

L’Ufficio del Primo Ministro si è dunque affrettato a rispondere che il premier Netanyahu si impegna a rispettare il decennale status-quo che consente ai soli musulmani di pregare nel luogo sacro. La posizione di Ben Gvir, tuttavia, è stata difesa sostenendo la compatibilità della visita con il divieto di preghiera previsto per i non-musulmani. Nonostante le dure prese di posizione di Hamas e dell’Autorità Palestinese, sembra che non si siano verificati ancora gravi incidenti dopo “l’assalto” al sito gerosolimitano.

Ultima Modifica: 25 Gennaio 2023